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Due biglietti per Dublino. Sola andata.

26.2.16 Gabriele Alberto 0 Comments Category :

Oggi è venerdì e sono in vacanza. Non sono in viaggio, non sto facendo nulla di particolare: si tratta di uno dei giorni di ferie che ho avanzato dallo scorso anno e che l'azienda per cui lavoro mi ha chiesto di consumare.
Quindi ne ho approfittato per:

1. Svegliarmi spontaneamente, senza il suono della sveglia (esattamente come nei weekend, ma il fatto che sia di venerdì, fa sembrare la cosa particolarmente straordinaria).
2. Dare un bacio a mia moglie mentre ero ancora nel letto e lei aveva cappotto e sciarpa addosso, pronta per uscire di casa e andare a lavorare (e qui c'è un po' di sadismo, ma Laura mi conosce alla perfezione e mi perdona anche questo).
3. Alzarmi dal letto con calma e camminare verso la cucina con una lentezza tale che ho avuto momenti di perdita dell'equilibrio.
4. Fare colazione guardando alcuni video dei Coldplay ai Brit Awards (sì, sono un grande fan dei Coldplay, che oggigiorno saranno anche mainstream/commerciali/rei di un disco pop/troppo famosi, ma vi dirò di più: in una scatola della mia libreria ci sono due biglietti per il loro concerto di giugno a Berlino. Tiè!).
5. Stare sul divano con il computer sulle gambe a navigare un po' sul web.
6. Prepararmi per uscire e venire dove sono qui ora a scrivere: St. Oberholz.

Insomma, nulla di speciale.
Ma c'è una cosa che merita di essere menzionata in questo rilassato giorno di ozio: oggi - proprio oggi, il 26 Febbraio - è il quarto anniversario della partenza mia e di Laura dall'Italia. Quella partenza. La partenza col biglietto di sola andata.

Mi ricordo il momento in cui abbiamo acquistato i biglietti di sola andata.
Che sensazione strana: sono cose che di solito vedi nei film, quando il protagonista arriva in aeroporto e con fare deciso, che in realtà vuole coprire una certa emozione, dice "Un biglietto per...", fa una brevissima pausa per sottolineare il momento e creare la sensazione di attesa nello spettatore, e aggiunge "Sola andata".
Uhm, io e Laura non abbiamo comprato i biglietti all'aeroporto (evidentemente non era una partenza improvvisa), ma nel sito della compagnia aerea (sono così vago perché non mi ricordo quale fosse! Easyjet? Aer Lingus?), come si fa quando non si recita in un film. In quel momento eravamo in vacanza a Nizza e quando abbiamo concluso l'acquisto ci siamo guardati e detti "Ok. Allora stiamo proprio andando!".
Non che non avessimo già fatto l'irreparabile per concretizzare la nostra partenza.
Io mi ero licenziato - e anche con un certo...come dire..."calore" - poche settimane prima, ma ancora prima avevo dato la disdetta del contratto d'affitto ai miei padroni di casa. Io e Laura avevamo già dato la notizia ai nostri genitori. Insomma, il processo di trasferimento era già irreversibilmente in atto.
Dopo l'acquisto dei biglietti, due mesi per finire il mio periodo di preavviso, vendere la macchina, svuotare la casa, spedire alcune cose e preparare le due valigie che per un anno avrebbero racchiuso tutto ciò che avremmo posseduto.
Fatto questo, il 26 febbraio del 2012 abbiamo preso il volo che da Torino ci ha portati a Dublino. Immediatamente dopo siamo saliti su un treno che da Dublino ci ha portati a Cork (città in cui siamo stati solo per tre mesi, prima di trasferirci a Berlino).

E in quel giorno sono iniziati gli ultimi quattro anni e non ho veramente le parole e la stessa capacità di ricordare tutto in un solo momento per descrivere cosa siano stati.
Ogni volta che ci penso, e particolarmente oggi, non riesco a capire come così tante cose, così tante persone attorno a noi e così tanta vita siano state condensate in quattro anni.
Prendo questi quattro anni, li blocco e li osservo: mi rendo conto che non ho mai fatto così tante cose e vissuto così tanto nei tanti anni da adulto precedenti a quella partenza.
Poi faccio scorrere questi quattro anni e mi viene un enorme senso di gratitudine verso la vita: non bisogna mai dimenticarsi di quanto essa sia unica e preziosa e come sia nostro dovere non banalizzarla e quindi sprecarla nel non viverla come vogliamo. Infine ringrazio anche me stesso e la mia metà di esserci guardati dentro e avere fatto questa scelta.

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