Solo in questo weekend sto realizzando che nella prossima settimana passeremo finalmente un po' di giorni a Copenaghen. Si tratta della nostra prima volta lì, la prima volta in un paese scandinavo, la prima volta in una parte di Europa che si discosta con decisione dalla nostra realtà. Perché lo sappiamo tutti: nei paesi scandinavi c'è più organizzazione, più attenzione alla persona e ci sono tutte quelle piccole cose per cui quei luoghi diventano un modello.

Il nostro viaggio a Copenaghen soddisferà di certo la nostra curiosità verso il sistema del Nord Europa, ma l'obiettivo numero uno è una full immersion nell'estetica scandinava.

E quale città migliore di Copenaghen? Nessuna.

La capitale danese è oggi il nuovo epicentro del design scandinavo, soprattutto considerando che le aziende più significative di questa corrente si trovano proprio lì. Marchi come Muuto, Normann Copenhagen e Hay intendono, più o meno dichiaratamente, ridare al design danese il ruolo da protagonista che aveva negli anni '50 e '60. A mio parere queste nuove realtà stanno facendo molto per raggiungere il proprio obiettivo, soprattutto se si considera che oggigiorno le loro realizzazioni sono pubblicate su ogni rivista significativa del settore e vengono scelte insistentemente per indicare la nuova direzione del design. Certo che quando si pensa a molti dei prodotti danesi della metà del XX secolo, ci si rende conto che però fino ad ora certe genialità non sono ancora state eguagliate. Mi viene innanzitutto in mente Arne Jacobsen, architetto designer che ha disegnato le celebri sedie Serie 7 e Grand Prix e la poltrona Egg.

Qui in casa abbiamo le prime due, in versione rigorosamente vintage. Sono due sedie ovviamente molto molto comode (altrimenti non le avremmo affatto comprate!), ma soprattutto ci piace l'idea di averle messe entrambe al tavolo del salone perché hanno due design similissimi e che si amalgamano molto bene tra loro. Considerando che i prezzi di mercato del vecchio e del nuovo in questo caso si equivalgono, io ritengo che valga la pena comprare queste due sedie in versione vintage: ho visto in negozio i modelli nuovi e le finiture del legno sono di livello inferiore rispetto a quelle d'epoca. Purtroppo oggi vengono prodotte con un laminato di legno che è trattato in superficie con uno strato che sembra plastificato. La produzione del passato invece usava legno più grezzo e quindi più gradevole sia sotto l'aspetto visivo (risulta più "caldo") che tattile (quando lo si tocca si sentono pure le sue venature).

La Serie 7 è stata progettata nel 1955 e ad oggi è la seduta più venduta dalla Fritz Hansen. Si tratta di una sedia a larghissima diffusione, probabilmente per il suo design così leggero e adattabile a tantissimi gusti e ambienti. Io la trovo pazzesca: le proporzioni e la forma rasentano la perfezione. Come quasi tutto il design degli anni '50, la sensazione che dà è quella di calore e rasserenamento e credo che continuerà per ancora tanti decenni a esprimere una gradevolezza estetica dura a spegnersi. 

La Grand Prix invece è stata disegnata nel 1957 ed era originariamente prodotta solo con le gambe in legno. Successivamente sono state eliminate perché il prezzo al pubblico risultava eccessivo e quindi sostituite con gambe in acciaio nello stesso stile della Serie 7. Da tempi recentissimi, Fritz Hansen produce la Grand Prix in entrambe le varianti con gambe di legno o di acciaio. 

Quando ci stavamo interessando per l'acquisto di un esemplare vintage abbiamo effettivamente dovuto optare per la versione con gambe in acciaio: il fatto che siano rimasti pochissimi esemplari di Grand Prix vintage con gambe in legno, fa sì che ce ne si possa aggiudicare una solo se disposti a pagarla circa mille euro. Insomma, abbiamo di gran lunga scelto la versione "economica"!!!

Come la Serie 7, sono entusiasta anche della Grand Prix: credo che negli anni '50 il suo schienale fosse avanguardista (beh, in un certo senso lo è ancora oggi!) ed essendo opera dello stesso designer, anche in questa sono evidenti ottime proporzioni e sviluppo della forma.

Per quanto a me piaccia di più la versione con gambe in legno, sono contento che in casa abbiamo un esemplare con gambe in acciaio: attorno al nostro tavolo abbiamo tante sedie diverse, ma tutte accomunate dal materiale delle gambe. Una sedia totalmente in legno sarebbe risultata come un "intruso" in quella già difficile armonia che abbiamo cercato di creare.

Per il nostro viaggio a Copenaghen abbiamo una lista di posti da vedere già molto lunga: l'unica attrazione turistica che ci concediamo sarà la statua della Sirenetta, per ferma volontà di Laura...ma tutto il resto sarà quasi solo design scandinavo. Vedrò di raccogliere materiale per molti post al riguardo ;-)

Foto di Laura

Adesso sto scrivendo da St. Oberholz, café mitico di Berlino e mecca di tutti gli it-workers della città. Come si può dedurre, NON STO LAVORANDO. Prima di tutto perché è domenica e io non sono affatto un freelance. Secondo, perché due settimane fa ho inaugurato questo piccolo blog e oggi ho scelto proprio un tavolone di St. Oberholz per scrivere il mio secondo post. Benché si possa pensare che io ora inizi a raccontare di questo café (lo farò una prossima volta, garantito!), faccio un passo indietro per parlarvi del posto in cui sono stato domenica scorsa.

Esattamente sette giorni fa io e Laura ci siamo incontrati con quattro amici al Kaffeemitte di Weinmeisterstraße, posto che gode di un certo privilegio nella mia personale lista di café. Questo perché è di fatto il primo café in cui io e Laura siamo andati nella nostra prima volta da turisti a Berlino e perché ha tantissimi pregi che pochi hanno.

Innanzitutto l'interior. Eh, qui tocchiamo un tasto importantissimo: per me nessun café può essere visitato se non ha un interior design degno di questo nome. E con interior design non intendo per forza un'architettura d'interni iper studiata, precisa e costata centinaia di migliaia di euro (cosa che a volte, invece, mi fa bollare il posto come "insignificante"). Quella del Kaffeemitte è un'estetica frutto di un progetto vero e proprio, fatta di materiali vivi che con l'usura hanno spezzato la sterilità del nuovo e ora esprimono ancora più calore. Gli architetti (che se non ricordo male, ma non lo do come dato certo, sono gli stessi proprietari del locale) hanno anche avuto la bella idea di lasciare le superfici di cemento libere e di conservare le vecchie vetrine (di epoca socialista, o comunque non troppo recente), rispettando così l'architettura DDR del palazzo in cui si trova questo locale. La decorazione è quasi inesistente, tant'è che pure le luci sono delle semplici lampadine a bulbo che cadono su tavoli alti e tavolini da sottili steli di acciaio.

La location del Kaffeemitte è fantastica: in pieno Mitte, che più Mitte di così non si può, ha il grandissimo pregio di trovarsi su un allargamento smisurato del marciapiede, sicché appena spunta il sole vengono messi tantissimi tavolini bianchi. Stare in quel dehors è veramente una goduria, soprattutto considerando che l'esposizione del locale è così perfetta che c'è luce diretta per quasi tutto il giorno.

Ma ora vogliamo parlare di cibo e bevande? Bene, la cucina è mooolto italiana e "italiana" nel senso giusto: gli ingredienti di panini e toast sono di ottima qualità (prosciutto di Parma tagliato sul momento, mozzarella fresca, pomodorini che sembrano appena raccolti) e i piatti sono infatti cucinati da Italiani! Ma non bisogna pensare che il Kaffeemitte sia un locale italiano: semplicemente i proprietari hanno voluto dare valore a quella che, a mio modestissimo e neanche tanto "di parte" parere, è la migliore cucina del mondo. Effettivamente posso capirli ;-)

Il Kaffeemitte ha sempre una variegata selezione di dolci molto buoni: non si tratta delle migliori torte che ho mangiato a Berlino, ma almeno non sono affatto care.

Il caffè, che è la cosa più importante, merita: miscela buonissima e montatura di ottimo latte fatta come si conviene. Non si parla di caffè particolarmente sofisticato come quello di The Barn (altro posto di cui vi parlerò in seguito!), ma soprattutto il risultato dell'abbinamento di caffè e latte è veramente ottimo! Qui sotto c'è giusto il cappuccino che ho preso domenica scorsa:

Ultima nota: i prezzi. I piatti e i panini non sono per nulla a buon mercato, ma hanno il giusto prezzo. Questo perché sono appunto fatti freschi sul momento con ingredienti di per sé già costosi.

La cosa più importante, relativamente ai prezzi, è che se ci si ricorda di far timbrare la propria tessera ogni volta che si consuma, si ottengono poi 10 timbri che permettono di ottenere una perpetua VIP Karte che dà diritto a uno sconto cliente del 10% su tutto (escluse torte e confezioni di caffè) e...per sempre!

Io che scrivo un blog? E se ammettessi che l'idea mi è saltata in mente stamattina e ora, alle 14, mi trovo qui a scrivere il primo post? Esattamente, è andata proprio così: è domenica mattina, mi sveglio, faccio colazione con la mia ragazza e dopo l'ultimo scone (frutto delle ottime capacità culinarie di Laura) mi abbandono sulla sedia e le dico: "Ma sai, pensavo di aprire un blog. Niente di studiato, tipo cose concettuali o precise, giusto uno spazio per poter scrivere di ciò che mi passa per la testa".  Come mai tutta questa voglia di scrivere? Non è innata, è piuttosto qualcosa di recente.

Il mio divertimento nello scrivere è uscito fuori lavorando. Mi sono trasferito a Berlino più di due anni fa, a giugno 2012, e a mia sorpresa il primo lavoro che ho trovato era uno stage in cui il compito principale era scrivere testi per un portale di shopping online (che è lo stesso per cui lavoro tuttora!). Il che doveva essere anche fatto con estrema velocità: quindi, dopo i primi giorni in cui vivevo la scrittura come una semplice mansione, ho cominciato a divertirmi.

Quindi, nessuna pretesa di alcun tipo e da qui in avanti sfogherò ogni mio delirio su tutto ciò che è la mia vita: Design (mia grandissima passione), Café (non mancano mai nel mio tempo libero) e Berlino (la mia città, scelta per puro innamoramento). Beh, magari ogni tanto posso anche raccontare un po' di Online Marketing, il mio lavoro, ultima mia nuova passione!