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The Happy Pear makes Happy Tweets!

23.1.15 Gabriele Alberto 0 Comments Category :

Io non sono su Facebook. Insomma, mi spiego meglio: io non sono mai stato su Facebook. So che alcuni ci sono stati temporaneamente, nel senso che hanno poi deciso di procedere al cosiddetto "suicidio" su Facebook, ma io non ho mai creato un mio profilo sul padre dei social network. Non l'ho fatto sei anni fa, quando in Italia all'improvviso tutti vi s'iscrivevano, né quattro anni fa, quando tutti i miei amici iniziavano a organizzare la qualsiasi serata scrivendosi su Facebook, né tre anni fa, quando mi trasferii all'estero, neppure due anni fa, quando Facebook era diventato parte importante del mio lavoro (fermi tutti: non per fare finta, ma per lavorare sul serio. Chi lavora nel web - e precisamente nell'online marketing o nel social media management - sa benissimo cosa intendo!), e addirittura non mi ci sono iscritto neanche lo scorso settembre, quando ho aperto questo blog. 
Il punto è che Facebook non mi piace. Ma mi piace da matti Twitter.
Ho iniziato a usare Twitter per lavoro. Ebbene sì, la gestione dell'account di Twitter del portale per cui lavoro è stata per un annetto una piacevolissima mansione a cui mi sono dedicato con passione, dedizione e tante altre belle cose che finiscono con -ione. Quando ne parlavo coi miei conoscenti, tutti mi rivolgevano la stessa identica domanda: "Ma a cosa serve?". Seguita poi da: "Io c'ho provato, ma niente. Nel senso che mi sono creato il profilo, ma non riesco a usarlo. Oh, io non lo capisco!!!".
A parte la gente che usa Twitter per dire ovvietà, oppure cose che non interessano a nessuno, oppure fare polemica politica incessante, martellante, estenuante e fine a sé stessa, o magari tutte queste cose insieme (ma del resto è giusto e sacrosanto che sui social chiunque possa esprimersi liberamente anche in questo modo, e ci mancherebbe altro!), su Twitter si possono leggere tante cose interessanti. Sia perché si tratta di notizie, sia perché magari raccontano un qualcosa.
Io per esempio, qualche giorno fa ho scoperto proprio grazie a Twitter un negozio di alimentari irlandese che mi sta interessando da matti.
Un negozio di alimentari che non è neanche nella tua città?!? Ma cos'avrà mai di interessante? E poi, ce ne parli qui su questo blog, i cui argomenti sono il Design, i Café e Berlino?!?
Eh, le cose sono molto più correlate di quanto sembri. Inizio a spiegarmi.

Ovviamente su Twitter io seguo i profili di alcuni dei miei café preferiti (più che altro di quelli che, tra i miei preferiti, hanno capito che nel 2015 il web e una seria attività sui social network sono una marcia in più). Uno di questi è The Barn, café berlinese di un certo rilievo, tanto da produrre anche una sua propria linea di caffè, che il 9 Gennaio fa questo retweet:



A quel punto io, incuriosito dal fatto che il tweet sembrava partito da un café a me sconosciuto, vado a vedere cos'è questo The Happy Pear e mi si apre la loro pagina profilo:



Quindi, "natural food market" e tutta la spiegazione che segue m'incuriosiscono ulteriormente e allora vado a vedere un po' i loro ultimi tweet. Poco alla volta realizzo che questo The Happy Pear cinguetta tantissimo! Del resto, se ributtate un attimo lo sguardo nell'immagine qui sopra potete vedere che da settembre 2009 sono stati fatti 13.300 tweet. Il che vuol dire una media di circa sei-sette tweet al giorno. Cosa si evince da cotanta attività su questo social network? Beh, che The Happy Pear non è solo un negozio di alimentari: infatti si tratta anche di un ottimo posto dove andare a mangiare e, udite udite, anche dove godersi dell'ottimo (a quanto si vede dalle foto!) caffè.










Il giorno dopo la mia scoperta di The Happy Pear ricevo un loro tweet e mi rendo conto che evidentemente piace a tantissime persone, così tanto che molti fanno volentieri la coda fuori dal negozio pur di entrare.



Poi, sempre curiosando tra i tweet di The Happy Pear, comincio a capire che questa realtà è gestita da delle menti simpatiche a cui piace fare anche qualcosa di diverso, come per esempio ogni tanto prendere la macchina del caffè insieme al suo bancone e metterli all'esterno. Così, tanto per dare un servizio un po' diverso dal solito!



Infatti, qualche giorno prima di sistemare la macchina del caffè fuori dal locale, il team di The Happy Pear è stato nella sede di Google (immagino si tratti di quella di Dublino) per preparare spremute di arancia ai suoi dipendenti.




Uno può pensare: beh, quel banchetto di legno mica l'avranno usato solo per una mattinata passata a spremere arance? Esattamente, quello stesso banchetto di legno ha fatto da elemento di scenografia di uno spettacolo teatrale. Qualcuno ha messo in scena una commedia realista che racconta la vita di un Irlandese divisa tra lavoro, weekend sulle scogliere e spesa nel negozietto sotto casa? No. I soci di The Happy Pear hanno fatto uno spettacolo teatrale attraverso cui raccontano proprio la loro attività e i loro valori.

















Insomma, dopo un po' di tweet di questo calibro, la curiosità in me continuava ad aumentare e aumentare. A quel punto ho pensato di andare a vedere il loro sito internet. Me lo sono guardato bene bene, l'ho letto tanto e finalmente ho capito tutto: i due gemelli Flynn sono veramente avanti!

Piccolo riassunto della loro storia: David e Stephen Flynn dieci anni fa, all'età di ventiquattro anni, prendono un negozio di alimentari nella loro città, Greystones (diciassettemila abitanti e posizionata abbastanza vicino a Dublino), con l'idea di avviare quella che hanno definito come la "Rivoluzione del Cibo Sano". 
Col passare del tempo il negozio di alimentari diventa anche un café, un ristorante, uno shop online e un vero e proprio punto di riferimento nazionale per la cultura dell'alimentazione salutare. Infatti la frutta e la verdura coltivate nella fattoria di famiglia diventano la materia prima per le loro famosissime ricette vegetariane: da The Happy Pear si trova un menu improntato alla salute e si può degustare caffè selezionatissimo, come appunto quello di The Barn. Se poi si aggiunge una fortissima passione in materia cibo, allora è così che un negozio/café/ristorante diventa popolare anche se sito in un centro abitato di sole diciassettemila anime. 
Immagino che un contributo al successo di The Happy Pear sia stata anche l'idea tanto semplice, quanto sottovalutata dalle piccole attività, di farsi conoscere attraverso il web. Innanzitutto hanno un sito internet veramente piacevole da consultare e ricco di contenuto; in secondo luogo, i The Happy Pear sfruttano il potenziale dei principali canali di comunicazione web. Una pagina Facebook aggiornata, un uso intenso di Twitter e dei bei video sul loro canale YouTube penso che facciano la differenza: del resto io li ho proprio scoperti grazie a Twitter! 
Ma la sola volontà di usare social media o simili, non è sufficiente. Ciò che credo abbia contribuito a creare la The Happy Pear Community penso sia la grande capacità comunicativa dei gemelli Flynn. Ed è così che David e Stephen hanno pubblicato un libro di ricette, vengono invitati a trasmissioni televisive e radiofoniche e collaborano con personaggi popolari come il famosissimo prima cantante, poi presentatore e ora food influencer irlandese Donal Skehan.

In poche parole: tanta sostanza unita a passione, capacità comunicativa e sfruttamento delle potenzialità del web. E pensare che all'inizio era un semplice negozio di alimentari. 
Infatti: un semplice negozio di alimentari. 
Ed è qui che parte la mia ammirazione: si può partire da un negozio di alimentari di un paese di diciassettemila abitanti per mettere in atto la propria "Rivoluzione del Cibo Sano"? Sì se si tratta veramente di un proprio credo, se ci si impegna con costanza e se si è di ampie vedute.
Tutto può mettersi in moto e funzionare se poi il proprio credo si evolve nella propria missione, se l'impegno diventa concretizzazione e se le ampie vedute generano visioni.

È deciso:  io e Laura abbiamo già una tappa per la prossima volta che andremo in Irlanda.

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